I vincitori della nona edizione
È Patagonia, opera d’esordio del regista Simone Bozzelli, un racconto di formazione che cerca di spiegare come qualsiasi scelta implica quasi sempre una perdita, ad aggiudicarsi il premio come miglior film alla 9/a edizione di Presente Italiano. Il premio è stato assegnato dalla giuria popolare selezionata tramite estrazione dagli organizzatori e presenti al cinema per tutta la durata del festival, con la seguente motivazione:
“Una storia molto struggente e molto sofferente che alla fine si concentra soprattutto sul concetto di libertà e di quanto questa libertà possa legarsi alle persone e talvolta possa scontrarsi con il termine di dipendenza affettiva e incapacità di trovare un posto nel mondo”.
Ha detto il direttore artistico Michele Galardini:
“Presente Italiano è sempre più una comunità di persone capace di pensare al contemporaneo attraverso le immagini e le parole che le accompagnano. Un festival che ragiona sull'umano, anche come responsabile della distruzione del suo stesso pianeta, che accoglie allo stesso modo il pop, la ricerca e la sperimentazione, e dove gli studenti sono sempre più protagonisti. Un festival dove le forze del territorio, dalle scuole alle associazioni, collaborano per mesi alla realizzazione di un progetto comune, permettendogli di radicarsi nel calendario cittadino e nelle vite dei suoi abitanti. Sono davvero grato a tutti quelli che anche quest'anno, in un momento non certo semplice per la Toscana, ci hanno dedicato il loro tempo e la loro attenzione”.
Patagonia racconta l’incontro tra Yuri, ragazzo ventenne che viene trattato come un bambino dalle zie con cui vive in un paesino sulla costa adriatica dell'Abruzzo e Agostino, l'animatore che viene a lavorare a una festa per il cugino piccolo. Qualcosa scatterà tra i due. Attrazione, desiderio di libertà, un interesse per lo stile di vita di un ragazzo che vive in camper e sembra non dover sottostare a nessun legame.
Il premio al miglior cortometraggio in concorso è stato assegnato a Lo chiamavano Cargo di Marco Signoretti, rivisitazione di una storia ambientata nel Mezzogiorno italiano degli anni ‘60 in chiave western.